Pubblicato il 2 febbraio 2012 il rapporto ISTAT sulla condizione lavorativa delle donne italiane. Il titolo della ricerca: "Il lavoro femminile in tempo di crisi". E guardando i dati sembra proprio che nonostante la coscienza femminile sia cambiata rispetto al passato, le donne italiane devono ancora scontrarsi con realtà a loro ostili.
Nel corso degli ultimi decenni si nota come le donne abbiano istruzione e aspirazioni lavorative più elevate anche se iniziano l'attività in età molto più avanzata rispetto alle generazioni precedenti. Esaminando gli anni che vanno dal 1995 al 2008 è possibile notare come l'occupazione femminile sia cresciuta, soprattutto nel centro-nord. Alle donne vengono offerti posti di lavoro di ogni genere: contratti part-time e full time, orari di lavoro atipici. Cambiano anche le attività in cui le donne si trovano ad operare: diminuiscono le operaie e aumentano invece le impiegate, e le donne che operano nel settore tecnico ed intellettuale.
Le donne e la crisi
La crisi che ha colpito l'Italia ha fatto si che nel biennio 2008-2010 l'occupazione femminile sia diminuita di 103.000 unità (cioè -1,1%). Non solo è diminuita l'occupazione qualificata e aumentata quella non qualificata. Comunque risulta che rispetto all'andamento occupazionale maschile, le donne hanno subito una crescita maggiore negli anni dal 1993 al 2010. Altro aumento riguarda la tipologia contrattuale: sono aumentate le donne che lavorano con un contratto part time, rispetto a quello che lavorano a tempo pieno.
Andando ai numeri il tasso di occupazione femminile nel 2010 era pari al 46,1%. L'Italia si aggiudica così il penultimo posto in Europa, precedendo solo Malta. Il tasso di disoccupazione femminile è pari al 9,7%, a differenza di quello maschile che si aggira intorno al 7,6%. Se si guarda poi il tasso di inattività la condizione italiana è nettamente peggiore rispetto alla media europea: 48,9% rispetto al 35,5%.
Differenza di genere: la donna lavoro più dell'uomo
Le differenze di genere sono ancora molte. Le donnne infatti, se si considera la fascia compresa tra i 18 e i 29 anni, periodo in cui iniziano la carriera lavorativa registrano rispetto al sesso machile un tasso di occupazione più basso, un guadagno inferiore, un tasso di precariato maggiore e sono costrette a svolgere un'attività per la quale è richiesto un titolo di studio inferiore rispetto a quello posseduto.
Le donne inoltre sono impegnate sempre su due fronti, quello della casa e quello del lavoro, sono spesso costrette a rinunciare ad un posto di lavoro per motivi familiari (30% delle madri, rispetto al 3% dei padri). Allucinante è il dato relativo alle cosiddette dimissioni in bianco: 800 mila donne hanno dichiarato di essere state lincenziate o di essere state messe in condizione di chiedere le dimissioni a causa di una gravidanza. E di queste solo quattro madri su dieci hanno poi ripreso l'attività lavorativa (si nota una netta differenza tra Nord e Sud, dove ritorna a lavorare solo una madre su cinque). Rimanendo in questo ambito è importante sottolineare come il tasso di occupazione femminile diminuisce con l'aumentare dei figli all'interno di una famiglia: sostanzialmente più figli hai, meno possibilità avrai di lavorare.
Anche fare carriera è molto più difficile per una donna rispetto ad un uomo: si pensi a quante sono le donne che occupano una posizione decisionale facendo un confronto con l'altro sesso. Il dato più evidente? Non troviamo nessuna donna ai vertici della magistratura.
Un uomo guadagna più di una donna
Parlando di retribuzioni: le dipendenti donne hanno uno stipendio mensile inferiore del 20% rispetto agli uomini, per non parlare delle laureate con impiego full-time (1.532 euro per le donne, 1.929 euro per gli uomini secondo i dati del 2010). E ancora se si esaminano le coppie nelle quali entrambi i parter lavorano, i dati dimostrano come il sovraccarico di lavoro spetta alle donne, e il lavoro cresce soprattuto in dipedenza dei figli. Il divario tra i due sessi è diminuito nel tempo, ma comunque la differenza resta evidente: le madri hanno tagliato 37 minuti di lavoro familiare, gli uomini lo hanno incrementato di 26 minuti.
Le donne hanno un forte sovraccarico di lavoro
Tutti questi dati cosa comportano nella vita di una donna? Le donne stanno più a lungo a casa con i genitori, quando invece vorrebbero uscirne; fanno meno figli, quando invece ne vorrebbero di media due; hanno poco tempo libero. E il continuo sovraccarico di lavoro non finisce per le donne nemmeno quando l'età avanza, tutt'altro. Rispetto alle nonne nate le 1913, quelle nate nel 1945 si trovano ad affrontare una situazione completamente differente, perché, benché con minore numero di figli e nipoti rispetto alle donne nate nel 1913 e nel 1934, sono più spesso chiamate a sostenere le figlie o le nuore impegnate con il lavoro. Quindi accudiscono i nipoti, in alcuni casi hanno genitori anziani ancora in vita da seguire, devono gestire le questioni familiari e molte continuano anche la propria attività lavorativa.
L'Italia si conferma un Paese poco adatto per una donna!
Fonte: ISTAT, Linda Laura Sabbadini, Capo Dipartimento per le statistiche sociali ed ambientali