Cento idee per cento start up: giovani o meno giovani, disoccupati, neolaureati, donne, immigrati. Ciascuno di loro con un’idea da seguire, una passione nata nel corso della carriera da dipendente, un’intuizione da sviluppare per conto proprio. Sono le avventure imprenditoriali positive, piccole e grandi, raccontate da Paolo Gila in “100 idee per 100 start up”, edito dal Gruppo 24 ore.
Anche in tempi di crisi, assicura l’autore “nel mercato ci sono tanti spazi da riempire: secondo i dati statistici, negli ultimi due anni il netto tra la natalità e la mortalità delle aziende è sempre stato positivo. Questo significa che l’Italia manifesta ancora una buona creatività imprenditoriale”.
Paolo Gila già nel 2009 aveva scritto "Inventarsi un'impresa", raccontando di aziende create per necessità da chi si è trovato senza più un lavoro, da chi è stato lincenziato, ma anche da chi ha abbandonato un posto fisso per seguire una nuova strada. Storie esemplari che dicono qualcosa sui settori in cui il mercato lascia spazio all’iniziativa individuale: dalla green economy alle telecomunicazioni, dai prodotti per la salute alla sicurezza.
L'autore spiega che “non c’è un paradigma unico che determini cosa rende vincente un’idea. Ci sono, al contrario, tanti paradigmi, e molte attività vivono grazie a caratteristiche proprie”. In alcuni casi infatti non servono competenze specialistiche: basta conoscere le tendenze del mercato e inventarsi qualcosa di nuovo.
Come spiega l'autore non si può sapere in anticipo se un’idea funzionerà. Il consiglio è buttarsi, senza essere sprovveduti, compilare il business plan con attenzione, fare tirocinio sul campo e allearsi con un team che sappia come affrontare il mercato e la situazione.
Fonte: Repubblica.it