L’epidemia del Coronavirus ha messo l’Italia davanti a scelte molto difficili e a decisioni innovative che non erano mai state adottate prima d’ora.
Non solo le scuole si sono reinventate con lezioni e piattaforme digitali, ma anche molte aziende si sono adattate dall’oggi al domani al telelavoro.
Ogni volta che ci si interfaccia a un cambiamento così grande, ci si muove a passi lenti e con coscienziosità, ma questa volta non c'è tempo e, ancora una volta, ci siamo ritrovati ad imparare a fidarci dei lavoratori e affidarsi alle tecnologie per permettere a quante più persone possibili di rimanere a casa e lavorare senza bisogno di recarsi in ufficio.
Lavorare in sicurezza da casa è la migliore opzione per evitare il contagio e la diffusione del Covid-19. E molti si chiedono: ci voleva una pandemia per scoprire i vantaggi del telelavoro?
Smart working: quali sono i benefici per le aziende?
In Italia solo alcune aziende fanno smart working, ma per la maggior parte delle imprese è una grande novità. “Perché introdurre lo smart working?”, ti chiederai. In condizioni normali magari pensi che non possa essere utile o non si applichi al tuo modo di lavorare, ma potresti cambiare idea. Lavorare da casa per evitare il contagio da coronavirus ha molti vantaggi:
- I lavoratori non devono spostarsi da casa, evitando così di prendere mezzi pubblici e adempiendo con la richiesta del governo di rimanere a casa.
- Si può conciliare vita privata e lavoro. Con la chiusura delle scuole fino al 3 aprile, passare tempo in casa con la famiglia non è solo un dovere, ma anche un’occasione per passare più tempo insieme.
- Ci si può adattare con flessibilità agli orari dei lavoratori, senza rischiare di avere un impatto negativo sulla produttività.
In genere i timori relativi al lavoro in remoto sono collegati con un calo della produttività, incertezza nella forma di poter monitorare il lavoro dei dipendenti e una scarsa propensione al lavoro agile. Diversi studi hanno dimostrato che le aziende che hanno optato per lo smart working e una gestione flessibile del lavoro dei dipendenti hanno avuto una crescita di produttività del 15-20%, inversamente proporzionale al calo dell’assenteismo.
Come attivare lo smart working per la tua impresa
L’emergenza del coronavirus è un’occasione importante per le imprese per muovere i primi passi verso la digitalizzazione. Anche se alcune realtà si erano già interfacciate al lavoro in remoto, la maggior parte delle imprese era restia a questo tipo di innovazione.
Attivare lo smart working comporta molti cambi: ridefinisce le modalità di vivere il lavoro da parte dei lavoratori, cambia il metodo di valutazione orientandosi alla performance finale invece che alla presenza sul posto di lavoro e cambia il modo di interagire.
Pensare a riunioni online, condividere schermate, usare metodi agili per organizzare il lavoro sono piccoli grandi innovazioni che possono facilitare la transizione allo smart working.
Chi può richiedere lo smart working?
Molte aziende erano pronte già da tempo con accordi col Ministero del Lavoro e Inail per organizzare lo smart working. Per tutte le altre imprese ci sono generalmente tempi tecnici abbastanza lunghi prima di poter sottoscrivere un accordo individuale. Per via dell’emergenza, invece, le aziende possono dar via immediatamente al lavoro da casa, in modo da non rimanere bloccate con la produttività e garantire ai lavoratori di lavorare in sicurezza.
Per norma, per avviare lo smart working serve un accordo individuale tra le parti, lavoratore e azienda, ai sensi della legge 81/2017. Tale accordo specifica dettagliatamente quali sono i tempi e i modi di utilizzo degli strumenti che consentono di lavorare da remoto, e cioè pc portatili, tablet e smartphone, spesso ceduti in uso dall’azienda stessa.
Questa legge garantisce ai lavoratori parità economica e normativa rispetto ai loro colleghi che lavorano ordinariamente dall’ufficio. Sono, quindi, regolarmente tutelati in caso di infortuni e malattie professionali. Una volta firmato l’accordo tra le parti, questo va registrato sul portale del ministero del Lavoro.