Luglio 2011
Durante il Forum delle associazioni familiari nel corso del Fiuggi Family Festival, Gianlorenzo Bagatta, ricercatore Istat, afferma che in Italia persiste ancora una divisione dei ruoli che fatica ad essere estirpata: "il contributo degli uomini al lavoro familiare, seppur di maggiore collaborazione tra le nuove generazioni, continua ad essere molto contenuto, creando un notevole sovraccarico alle donne lavoratrici”.
Le cose, nel tempo, non stanno migliorando e riguardano soprattutto le donne più giovani: le interruzioni imposte dal datore di lavoro riguardano il 6,8% delle donne nate prima degli anni settanta e il 13,1% di quelle nate dopo il 1973. E fra le donne che lasciano il lavoro quando diventano madri (LEGGI L'indennità di maternità), solo quattro su dieci riprendono poi l’attività: sono una su due al nord, ma solo una su cinque al sud. In questo contesto, fa infine notare il ricercatore Istat, “la rete informale, specie quella familiare, continua a essere fondamentale per le donne che lavorano, essa è sempre più sovraccarica perché entrata ormai in crisi strutturale”.
“La rete dei servizi sociali, soprattutto quelli per la prima infanzia, è carente e costosa nonostante la crescita di questi ultimi anni” e “il mondo del lavoro è poco flessibile, con un part time cresciuto fra le donne ma soprattutto come componente involontaria”. Bagatta dice: “continuano a verificarsi casi di interruzioni del lavoro o di licenziamenti/dimissioni di donne in gravidanza”, e “i tassi di occupazione continuano a risentire dei carichi familiari e si riducono all’aumentare del numero dei figli”. Aumenta anche il numero delle cosiddette dimissioni in bianco, per le donne in stato interessante.
E Michele Faioli, docente dell’Università di Roma Tor Vergata, al convegno del Forum famiglie, fa riferimento al caso di un gruppo di donne che per evitare il licenziamento dall’azienda hanno deciso di “avere figli a turno”.
Luigino Bruni, docente all’Università di Milano Bicocca, punta l'attenzione sulla vulnerabilità e il ruolo delle donne nella cura dei familiari. Dice: "Bisogna far uscire la cura della fragilità dalla casa per portarla nella comunità”.
Fonte: Redattore Sociale