Il sito web per cui la intervistiamo si chiama ModelloCurriculum. Dà indicazioni su come si fa un curriculum vitae e su come cercare lavoro in Italia e in Europa. Se Lei dovesse scrivere per questo sito che indicazioni darebbe ai giovani?
Innanzitutto di mostrare la loro vocazione oltre che le loro acquisizioni, la loro capacità e i loro standard formativi, perché è importante essere laureato, specializzato o aver partecipato ad un master, ma è importante anche dimostrare una propria vocazione per una determinata materia, una determinata attitudine. Non basta avere un curriculum formativo importante, bisogna avere anche forti motivazioni morali.
Bastano la vocazione e un buon curriculum attualmente in Italia, in Spagna e in Grecia?
Assolutamente no, non bastano, non è sufficiente e c’è una situazione di carenza di opportunità, di perdita delle opportunità e dei livelli occupazionali esistenti che è veramente drammatica. Veramente c’è bisogno di avere sia attitudini, sia skills che vocazioni forti per tentare e per sperare, ma la situazione attuale è veramente disastrosa.
Oggi verrà presentata l’iniziativa “5 ideas for a joung Europe”. Nello spot sfoggia il suo inglese in maniera disinvolta. Ci vuole illustrare questa iniziativa e dirci cosa pensa di quei leader nazionali europei che si ostinano a rifiutare di imparare l’inglese?
Grazie per il complimento. Penso tutto il male possibile di tutti quei leader che non vogliono imparare l’inglese. Io lo sto facendo, benché abbia cinquant’anni, con tanta umiltà, anche sacrificando, tra virgolette, le mie vacanze. Lei pensi che già da alcuni anni l’estate la trascorro a Bruxelles con il mio professore d’inglese e con mia moglie che mi accompagna. Non vado al mare ma sto nove ore al giorno a fare lezioni d’inglese quasi ogni anno.
Nove ore al giorno?
Nove ore al giorno. Non sono bugie. Ci sono testimoni, ma d’altra parte non ho nessun interesse a dire una cazzata. Conoscere l’inglese è fondamentale.
Io pago il dazio di una mentalità che c'era quando andavo a scuola e che non pensava, non riteneva importante, essenziale la conoscenza delle lingue e, quando tu le lingue non le impari a dieci anni o a quindici anni, difficilmente riesci a impararle dopo. Mi sono ritrovato a fare il Parlamentare europeo senza quindi un background sulle lingue e ho riniziato a studiare a quest’età, ovviamente con maggiori difficoltà rispetto ad un ragazzino. Bisogna fare in modo che almeno una lingua in aggiunta alla propria si conosca.
In quanto all’iniziativa “Cinque idee per fare più giovane l’Europa” io credo che sia una bella iniziativa, anche molto innovativa. Difficilmente trovi un Vicepresidente del Parlamento europeo e una Vicepresidente del Comitato Economico e Sociale (Anna Maria Dermanin, NdR) che decidano di visitare dieci, quindici università d’Europa per ascoltare oltre che per dire, per ascoltare le proposte dei giovani studenti.
Noi abbiamo lavorato e io posso dire di essere stato il padre di una nuova generazione di Erasmus perché sono partiti da me gli Erasmus per i giovani imprenditori e gli Erasmus per i giovani della Pubblica Amministrazione.
Veramente Lei pensa che un funzionario di una Pubblica Amministrazione di un Paese dell’Europa del nord possa imparare facendo un Erasmus presso una Pubblica Amministrazione italiana?
È chiaro che impara di più il membro della Pubblica Amministrazione italiana dall’Amministrazione pubblica francese o del Nord Europa, però c’è anche qualcosa da cui imparare dall’italiano, anche perché la creatività, la fantasia con la quale noi riusciamo a risolvere i problemi a volte surroga un’alta competenza. A volte noi compensiamo il deficit di alta competenza con le capacità creative.
E in ogni caso lo scambio non è mai solo da una parte. Lo scambio è sempre biunivoco ed è sempre fruttuoso. La mia idea, il mio convincimento è che scambiarsi esperienze nella Pubblica Amministrazione, nella scuola, nell’Università, nel lavoro, è fondamentale.
Secondo una recente ricerca dell’Isfol (Istituto per lo Sviluppo Professionale dei Lavoratori) il 30,7% degli italiani ha dichiarato di aver trovato lavoro grazie alla raccomandazione e, tra gli intervistati, sono soprattutto i giovani quelli che dicono di essere stati raccomandati. Che cosa ne pensa? A Lei è mai stato chiesto di raccomandare qualcuno?
Allora bisogna distinguere. Il concetto di raccomandazione è un concetto vario che si presta a diverse interpretazioni.
Se un giovane viene da me e mi dice: “Io ho un curriculum che mi sono costruito attraverso sacrifici. Sono bravo, però vengo da un comune sperduto della Basilicata, della Calabria, non ho conoscenze. Mi puoi fornire delle informazioni, delle dritte, dei suggerimenti? Puoi veicolare il mio cv tu, Europarlamentare, che conosci delle società, etc.?”.
Io che faccio? Mi rifiuto di prendere quel curriculum, di veicolarlo? Io lo prendo il curriculum. Non ho difficoltà a dirlo. Lo prendo il curriculum e lo mando in giro così come prenderei il curriculum di chiunque mi scrivesse.
La cosa grave è se un politico prende il curriculum del ragazzo chidendogli in cambio un voto, un consenso, una fedeltà, altro peggio ancora e allo stesso tempo danneggaindo un altro.
Per me è non statuire uno scambio che fa la differenza!
Ovviamente la società più bella sarebbe quella in cui non sarebbe necessario tutto questo. La società ideale è quella della meritocrazia, in cui il giovane non ha bisogno dei consigli del Parlamentare o del prete o del medico, perché ha gli strumenti per candidare il suo curriculum liberamente, sapendo che la scelta sarà fatta sulla base del merito e della qualità. E in questo senso le nuove tecnologie aiutano, perché molti giovani oggi non hanno più bisogno di chiedere il consiglio a Gianni Pittella, su a chi veicolare il loro curriculum. Purtroppo però le nuove tecnologie non è che tutti quanti le usano. Ci sono persone che non le usano. Ci sono situazioni di isolamento, di alcuni comuni, per esempio del Mezzogiorno d’ Italia, in cui non è facile: molti giovani escono dal Liceo, dalla stessa Università in condizioni di oscuramento rispetto alle opportunità.
Faccio un altro esempio: molti giovani si rivolgono a me per conoscere le opportunità di stage presso le istituzioni comunitarie. Io mi limito a fargli avere tutte le informazioni.
Qua non si tratta di chiedere una raccomandazione. È semplicemente chiedere indicazioni.
Ma io mi limito a dare informazioni e, quando mi viene chiesto, a far circolare un curriculum fra i vari soggetti che possono essere interessati a quel curriculum. Io lo faccio, non la reputo una raccomandazione.
Lo reputo una segnalazione di una persona che, a mio giudizio, ha le caratteristiche per cercare lavoro, ferma restando la totale libertà di un’azienda di accettare o meno quel curriculum. Non è assolutamente una pressione che io faccio.
Leggi tutta l'intervista