ModelloCurriculum cerca di raccontare il mondo attraverso le esperienze vissute in prima persona dagli italiani all'estero e questa volta è Andrea, altro amante del nomadismo, a condividere con noi la sua storia.
Ciao Andrea, presentati con poche parole ai nostri utenti.
Mi chiamo Andrea, ho 26 anni e sono laureato in Pianificazione della città e del territorio. Quindi mi occupo di tutto ciò che riguarda la città come struttura, organizzazione e trasformazione.
Perché hai deciso di partire?
Ho deciso di partire alla fine della laurea triennale perché non volevo continuare la specialistica con gli stessi professori (ma anche l’organizzazione didattica e le strutture erano ridicole) e poi perché comunque ritenevo fosse un passo in avanti per ampliare le mie conoscenze sia culturali che tecniche. Purtroppo la mia laurea triennale non veniva riconosciuta in Inghilterra e quindi ho optato per Venezia. Da qui poi ho trovato la mia via per l'Europa dove ormai vivo da 3 anni. Non specifico la città perché ne ho cambiate un po’.
Ho deciso di lasciare Italia per due motivi: il primo perché mi è sempre piaciuto viaggiare e conoscere nuove culture, il secondo perché non vedevo una prospettiva chiara in Italia e non volevo adagiarmi al livello mediocre e arrangiato che ormai è presente in tutti i settori.
Raccontaci le varie esperienze professionali che hai avuto all'estero e come hai affrontato i problemi legati alle conoscenze linguistiche.
La mia prima esperienza è stata partecipare al programma Erasmus nell'Università di Westminster (normalmente seguire un master in questa uni costa 12.000 euro), dove i corsi erano molto interessanti (es. il sito delle Olimpiadi 2012) ed organizzati molto bene con il supporto di vari professori ed ospiti esterni.
Sinceramente non mi sono piaciute molto le prove di valutazione che erano sostanzialmente tesine scritte e consegnate per posta in segreteria. Stessa cosa per l'elaborato finale che valeva un 60% sul voto finale. Preferisco la prova orale all' italiana che secondo me è più significativa e vera. Qui all'inizio ho avuto problemi con la lingua che sapevo ma non così bene da poter interagire attivamente in un master. Questo perché né la mia università né quella ospitante mi hanno offerto (o obbligato) a fare il corso (ho fatto però una prova di valutazione a Venezia prima di essere selezionato per l'Erasmus).
Dopodiché ho fatto uno stage a Bruxelles in uno studio di architetti/ingegneri. Li avevo contattati per mail per sapere appunto se potevano offrirmi un tirocinio di urbanistica e loro hanno accettato. Abbiamo iniziato senza un programma, perché loro facevano più progettazione di case che di città. Da lì con il tempo ho iniziato a sfruttare il mio tempo all'interno dello studio per analizzare un progetto ed un quartiere di Liegi che erano a ridosso di un progetto dello studio.
Qui la lingua ufficiale è il francese (anche se naturalmente tutti parlavano l'inglese e il fiammingo) ed io mi sono arrangiato con il mio livello base A1, acquisito attraverso un corso che avevo iniziato un mese prima in un municipio di Bruxelles. L'attestato non aveva un valore legale. Il tirocinio non era pagato e non avevo nessun rimborso, solo l'assicurazione era pagata dalla mia università.
Dopo questo periodo ho scritto la tesi, sono tornato a Venezia per la discussione e due giorni prima per telefono mi ha chiamato la compagnia di call center alla quale avevo inviato il curriculum per il posto di supporto tecnico Microsoft per l'Italia. Mi sono laureato e il giorno dopo sono volato a Maastricht. Qui ho fatto un test di informatica in inglese ed uno di lingua, poi ho avuto il colloquio con la responsabile HR (risorse umane) e non è stato facile rispondere: “perché dovremmo prendere te?” Domanda lecita, dal momento che non era il mio campo e anche perché era la mia prima esperienza. Dopo i risultati dei Test, ho avuto l' intervista con il capo e il supervisor del progetto di supporto tecnico (entrambi italiani) e quindi mi hanno assunto.
Per otto mesi quindi ho lavorato dall'Olanda per il mercato italiano. L'ambiente era un po’ tipo "batterie di polli", tipico del call center, però c'era un clima familiare con i colleghi (e amici) italiani, mentre i colleghi olandesi erano un po’ indifferenti. Qui il lavoro era in italiano con i clienti e in inglese nei dati scritti delle varie pratiche di assistenza. Lo stipendio era praticamente doppio a quello dello stesso supporto della stessa compagnia in Italia, ovvero 1.400 euro (contro 700 euro) al mese, più rimborso spese per i trasporti.
Trascorsi gli otto mesi e messi da parte un po' di soldi, ho deciso che dovevo provare la mia strada, cioè trovare qualcosa nel mio campo. Ho scelto di andare in Germania per imparare e capire perché in molti settori sono i migliori, non a caso l'economia tedesca è nel bene e nel male il motore dell'Europa.
Quindi dopo l'estate sono andato a Berlino, mi sono iscritto ad un corso di tedesco (non viene riconosciuto fino a quando non fai il test Daft che è più o meno il livello B2, ovvero 9 mesi di studio facendo 3 ore al giorno di lezione). Ho mandato 160 curricula per cercare un tirocinio o lavoro, mi hanno risposto in 60 tutti negativamente.
Poi tramite i miei genitori ho chiesto a due ingegneri tedeschi se potevano indirizzarmi o consigliarmi a chi rivolgermi ed uno di questi mi ha offerto un tirocinio in uno studio molto importante di trasporti a Dresda, dove sono tuttora, anche se non era il mio campo specifico e non parlavo bene il tedesco. I colleghi ingegneri sono molto gentili, ma l'accento sassone (un mix tra il bergamasco e il salentino) è incomprensibile. In questo tirocinio mi pagano la casa (un mini appartamento a 360 euro), i mezzi di trasporto (50 euro) e 400 euro.
Quindi ricapitolando dove sei stato in questi ultimi anni?
Per ricapitolare negli ultimi tre anni ho vissuto a Londra, Bruxelles, Maastricht, Berlino, Dresda.
E cosa ti hanno lasciato queste esperienze e come le vivi ancora oggi?
Sono molto soddisfatto dalle mie esperienze dalle quali ho imparato molte cose sul piano personale e professionale e dalle quali posso dire che all'estero, nei luoghi di lavoro in generale, c'è più rispetto per le persone e le idee senza tener conto dell'età. Ogni persona cerca di fare il suo compito con efficienza e collaborazione, e poi c'è molta curiosità per la cultura italiana, per il cibo e per l'arte in particolar modo. Per questo, nonostante tutto, siamo ancora visti con simpatia.
La vita quotidiana è molto più tranquilla, rilassata, i servizi funzionano bene, i mezzi di trasporto sono efficientissimi, tutti pagano il biglietto, c'è meno stress, le cassiere dei supermercati sono lentissime, gli uccelli cinguettano e a volte c'è molto silenzio al limite del noioso.
Solo impressioni positive o rompendo il velo di Maya qualcosa di negativo salta fuori?
Certo, come in ogni realtà, non è tutto rose e fiori: registarsi ogni volta in un comune diverso, capire nuove leggi, pagare nuove tasse (in Germania c'è una tassa sulle religioni), fare l'assicurazione e ricevere la busta paga in un'altra lingua è una bella seccatura, come è una bel sacrificio dover sentire/vedere la propria famiglia e i propri amici solo su Skype.
Prospettive future?
Con lo stesso studio di Dresda sarei dovuto andare a San Pietroburgo per un altro tirocinio di tre mesi alla fine di luglio, ma proprio oggi (22/05/2012, Ndr) mi hanno prolungato questo tirocinio di tre mesi per finire un lavoro, dato che i colleghi erano soddisfatti e questo naturalmente mi riempie di gioia.
Sul lungo termine che per me sono sei mesi, vorrei tornare in Italia o comunque fare qualche lavoro in Italia, magari facendo la spola tra Bruxelles e Roma. Il mio sogno rimane comunque quello di aprire uno studio associato di architetti e ingegneri, ma per questo c'è tempo…