Morire di lavoro. Uscire di casa per andare a lavorare e non rientrare mai più, a causa di un infortunio sul luogo di lavoro.
È quello che è successo a 484 lavoratori in Italia a partire dal 1º gennaio di quest'anno fino ad oggi, 27 settembre. La cifra arriverebbe a 800, se si aggiungessero i lavoratori deceduti sulle strade nel percorso per andare o ritornare dal luogo di lavoro.
Esattamente 365 giorni fa, i morti sul lavoro erano 415: si è registrato quindi un aumento del 14,3% rispetto all'anno scorso.
Annualmente nel mondo muiono sul lavoro circa due milioni di persone (di cui circa 12 mila bambini). In Italia nel 2007 sono morti 1.260 lavoratori. Tra il 1995 e il 2004 l'Europa ha visto una diminuzione degli infortuni mortali del 29,41%, mentre in Italia la riduzione è stata meno confortante rispetto agli altri Paesi industrializzati, del 25,49%. Nel decennio 1996-2005, l'Italia è stato il paese con il più alto numero di morti bianche in Europa.
Per questa ragione l'Europa a messo in mora l'Italia che deve cambiare presto la normativa sulla sicurezza sul lavoro.
Il termine bianco allude all’assenza di una mano direttamente responsabile dell’incidente, anche se è molto discutibile, visto che nella gran parte dei casi un responsanbile c'è.
Carlo Soricelli nel suo blog "Caduti sul lavoro" ha elaborato un interessante, quanto triste, osservatorio indipendente sulle morti per infortuni sul lavoro. Dividendo per settore lavorativo, Soricelli conta le morti bianche del 2011 ad oggi.
È possibile anche conoscere i dati per regione delle morti bianche nel 2011.
Le cronache dimenticano spesso la gravità di questo fenomeno, che non sembra toccare l'interesse dei potenti, in tutt'altre faccende affaccendati. Gli unici a ricordare le vittime morte sul lavoro e a lottare per tentare di cambiare questa realtà sono i familiari delle vittime, spesso dimenticati e lasciati a soffrire in silenzio.
Recente è la notizia dell'attenzione data dall'Europa ad un operaio che ha combattuto una lotta personale per la sicurezza sul lavoro.
