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Sesso e pubblicità sono legati dagli albori del markenting. Per colpire, coinvolgere e catturare l'attenzione del consumatore la sessualità e l'oggetto del desiderio sono le armi più semplici da usare, perché non si vende un prodotto ma un'idea. Veniamo quindi bombardati quotidianamente da immagini di ragazze giovani e bellissime che atteggiandosi con nonchalance ci danno l'illusione che essere come loro debba diventare il nostro obiettivo: essere apprezzate dagli altri per meriti intellettuali o lavorativi non ha senso, se non si è splendide.

Bellezza disabileDisabilità e bellezza

Il valore di rifermiento è il corpo e il rapporto che le donne hanno con il proprio aspetto fisico. Le ragazze disabili sono doppiamente "colpite" dall'industria dell'immagine perché subiscono anche quel processo di "interiorizzazione" che la società occidentale da sempre riserva ai soggetti che hanno un corpo difforme rispetto ai canoni generalmente accettati. Da qui nasce anche l'esclusione dalla sfera sessuale e dalla maternità: in Italia, così come in altri Paesi della civile Europa, il fatto che una persona disabile sia in grado di portare avanti una gravidanza e partorire è considerata quasi fantascienza. Il rapporto con il proprio corpo è difficile per ogni donna, di qualsiasi età e nazionalità, certo è che la società del XXI secolo non aiuta chiedendole di essere bella, perfetta e affascinante ma anche richiamandola ai ruoli di cura ancestrali, come la madre e la "casalinga".

Considerato questo eterno dilemma fra la famiglia e il successo, economicamente inteso, viene da chiedersi dove si collochino le donne disabili: devono forse desiderare che gli stereotipi sociali vengano estesi anche a loro? Sarebbe più eticamente corretto se anche loro fossero soggette alla pressione psicologica della perfezione? No, per rendere la nostra comunità più equa e giusta basta che le donne disabili abbiano la possibilità di scegliere da sole chi diventare.


Come altre ragazze, anche alcune di loro aspirano alla frivola fama e sperano di entrare nel mondo della moda o della pubblicità. La libertà non è fare quello che gli altri ritengono sia giusto, ma poter scegliere autonomamente il proprio destino, con tutte le conseguenze e le responsabilità che ne derivano.

Negli ultimi anni sono nate alcune organizzazioni che promuovono la figura della donna invalida nel mondo della moda e l'ultimo evento rilevante, in ordine cronologico, si è svolto appena 9 giorni fa. La città di Brescia ha ospitato una mostra fotografica che, attraverso gli scatti di profesisonisti del settore, racconta la bellezza e la sensualità delle donne disabili. L'esposizione, promossa dal circolo "Arci Colori e Sapori" e dall'Associazione "Cinzia per Botticino", è il risultato concreto del progetto di Cinzia Rossetti in collaborazione con Chiara Olivari per gridare all'Italia e al mondo che le donne disabili sono prima di tutto "donne". Uno schiaffo morale che ha lasciato un segno sulla faccia della nostra società.

Fonte: L'eco delle Valli.tv

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